Abbiamo chiesto a Graziana Pè un racconto del suo ultimo viaggio nelle terre fredde della Sibera, il Lago Baikal
Era il 28 Febbraio 2020 quando io e il mio compagno di avventura Federico Barucco siamo partiti alla volta di Irkutsk in Siberia sul Lago Baikal.
Questo Lago si trova a nord della Siberia ed è considerato il più profondo al mondo con i suoi circa 1600mt di profondità e lungo 630km. Una delle 7 meraviglie della Russia e Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Una sua peculiarità è che durante l’inverno ghiaccia con uno spessore dai 70cm ai 90cm, permettendo il transito di vetture o mezzi specifici e per questo viene utilizzato sin dalla notte dei tempi per spostamenti da villaggio a villaggio, così da risparmiare tempo e danaro. Bisogna sempre tenere gli occhi aperti perché essendo traversato da correnti termali sottostanti, in alcune zone si incappa in “overflow”, risacche di aria che non permettono il completo ghiacciare dell’acqua rischiando di trovarsi in guai seri.
Tutto è nato da un messaggio arrivato nell’estate 2019, in cui Federico mi lanciava la proposta di fare la traversata del lago Baikal da Nord a Sud. Essendoci già stata due anni prima e avendoci lasciato il cuore, la mia mente ha iniziato subito a spaziare e non ho esitato un solo secondo a rispondere: “Ok facciamolo”.
Da quel momento abbiamo iniziato a pianificare il tutto nei minimi dettagli. Dalla logistica agli allenamenti, al cibo da prendere con noi durante la traversata, alla ricerca di materiali adatti per le condizioni climatiche del posto.
Per la logistica, Federico è stato un vero asso nella manica. Meticolosamente, ha monitorato i voli e, soprattutto, ha tenuto i contatti con gente del posto (Irkutsk), il che che ci ha permesso di poterci appoggiare e affidare a loro al 100% durante tutta la nostra permanenza in Russia. Inoltre, cosa molto importante, è riuscito ad instaurare un rapporto
di amicizia con persone che avevano già affrontato questa esperienza, riuscendo così a carpire e “rubare” preziose informazioni.
Per allenarci, ci recavamo ogni fine settimana a Saint Moritz, posto ideale in cui trovare condizioni simili a quelle che poi avremmo trovato in Siberia.
Qui cercavamo di percorrere il maggior numero possibile di km e verso sera ci accampavamo sul lago o nel bosco per simulare un vero e proprio check point. Abbiamo imparato a montare la tenda il più velocemente possibile in condizioni particolari, a sciogliere della neve per utilizzarla il giorno seguente e la sera per la cena, ad accendere un fuoco per riscaldarci e far asciugare gli indumenti umidi utilizzati durante la giornata.
Dopo varie prove e ricerche, abbiamo capito quali erano i materiali più adatti da utilizzare e trovato delle soluzioni per noi comode e veloci in modo da avere il massimo confort e rendimento, visto che in quelle situazioni, dove il freddo fa da padrone, anche ogni singolo movimento banale diventa un’impresa, come aprire o chiudere una cerniera o montare e smontare la tenda con delle moffole ingombranti.
Questo mi è stato permesso grazie al grandissimo supporto avuto da parte del mio main sponsor The North Face e al negozio Gialdini di Brescia, ma grazie anche ad altre persone che ci hanno dato una mano.
Abbiamo deciso di partire il 28 Febbraio perché, a detta di chi ci era già stato, è il periodo migliore, in quanto il ghiaccio del Lago è ancora molto spesso e le ore di luce sono maggiori. Questo ci avrebbe permesso di camminare di più e fare più km durante la giornata.
Si parte, direzione Siberia. Prendiamo il volo da Orio a Mosca e successivamente da Mosca a Irkutsk, atterriamo il sabato mattina e una volta usciti dall’aeroporto incontriamo Nadia e Veronica, i nostri contatti in loco che ci aspettano con un mini bus per poter portare noi e i nostri bagagli all’hostel dove avremmo passato i primi due giorni prima di ripartire per Severobajkal’sk, villaggio al nord del Lago da dove saremmo poi partiti per la nostra avventura nella giornata di giovedì.
Durante la permanenza a Irkutsk, abbiamo completato gli acquisti di cibo che poi avremmo consumato sul lago. A dire il vero parecchio cibo lo avevamo portato dall’Italia.
Il lunedì abbiamo fatto trasportare tramite Bus a Severebajkal’sk le nostre pulke e materiale vario, che avrebbero fatto un viaggio di circa 17 ore, mentre noi il giorno successivo abbiamo preso un volo interno.
Arrivati a destinazione, con la compagnia di Veronica siamo stati accompagnati all’hostel da suo padre, essendo lei originaria di quelle zone.
Giunti all’hostel, ci siamo messi subito all’opera, iniziando a preparare tutto l’occorrente per la traversata.
La voglia di partire era tanta, un mix di adrenalina e timore di non potercela fare. A detta dei locali la nostra partenza da quel posto era abbastanza azzardata perché le condizioni del Lago erano veramente molto difficili a causa della tanta neve scesa nei giorni precedenti che quindi avrebbe reso il tutto molto più complicato e difficoltoso del previsto.
Di comune accordo con Federico, abbiamo comunque deciso di partire da Severobajkal’sk consapevoli del fatto che se le cose non fossero andate come avremmo voluto potevamo adottare il piano B, ossia ripartire da un altro villaggio in cui condizioni del Lago erano migliori.
Giovedì 05 Marzo, la partenza. Il padre di Veronica ci accompagna al punto esatto da cui saremmo partiti e armati di entusiasmo partiamo con le nostre pulke di circa di 70 kg ognuna.
Già dai primi passi iniziamo a capire che la situazione è abbastanza complicata, la neve fresca caduta nei giorni precedenti non ci permette di avanzare come da tabella di marcia e anche indossando le ciaspole le cose non migliorano.
Dopo 12 ore di cammino, decidiamo di accamparci e capiamo che la distanza percorsa è poca e con quelle condizioni non avremmo mai concluso la nostra avventura in tempo utile.
Dopo lunghi ripensamenti e rischiando di vedere il nostro sogno non potersi avverare, optiamo per il famoso piano B e ci spostiamo in un villaggio le cui condizioni del lago sono migliori.
Ripartendo dal villaggio più accessibile, ci rendiamo subito conto che le condizioni sono migliori e questo ci permette di percorrere, in un lasso di tempo di 10/12 ore, almeno 45/55 km.
Così, felici della nostra scelta, giorno per giorno affrontiamo le difficoltà e le meraviglie che il lago ci offre.
Il continuo mutare del ghiaccio è incredibile, varia da una superficie nera e liscia che permette di viaggiare spediti, a km di onde di ghiaccio con passaggi difficoltosi su cui la pulka continua a ribaltarsi a causa del terreno, a dune di neve che rendono l’ambiente più simile al deserto che a un lago ghiacciato.
Durante le giornate, ci sono stati momenti davvero difficoltosi, in cui abbiamo dovuto affrontare anche 10 ore ininterrotte di vento fortissimo con raffiche di 80km/h con il rischio di essere spazzati via e cadere, facendoci veramente male, cosa che in questi ambienti è davvero un grandissimo problema. Durante queste giornate, viaggiavamo a una distanza di sicurezza, questo per evitare che le pulke potessero falciarci letteralmente le gambe.
Giunta la sera, valutavamo se accamparci vicino alla costa per stare più ripararti oppure trascorrere la notte in mezzo al lago. Queste decisioni erano prese sul fatto che anche di notte il vento non cessava e sembrava quasi che la tenda fosse spazzata via da un momento all’altro.
Durante la notte, il lago sembrava volesse far sentire la sua presenza, emettendo boati soffocati, dovuti ai flussi d’acqua termale sottostante e al ghiaccio che si spacca.
Le giornate trascorrono quasi sempre allo stesso modo, passo costante per 10/12 ore durante il quale mangiavamo senza fermarci.
Per pranzo non facevamo un vero e proprio pasto, ma solo frutta secca, cioccolata, datteri, fichi… cose molto veloci e caloriche così da non perdere ritmo e tempo prezioso.
Verso sera ci si accampa, si monta la tenda, si accendono i fornelli per permetterci di sciogliere l’acqua che ci sarebbe servita il giorno successivo e per preparare una cena a base di proteine e carboidrati.
Prima di metterci “comodi” all’interno del sacco a pelo, ci prendiamo cura dei nostri preziosi piedi con apposite creme che teniamo accuratamente vicino al corpo durante la giornata per non farle congelare. L’occasione è anche un momento di svago per parlare delle nostre impressioni e di cosa ci avrebbe aspettato il giorno successivo.
Sveglia presto al mattino per sfruttare al meglio le ore di luce e poi in marcia per un’altra giornata in questo meraviglioso luogo.
Dopo giorni trascorsi sul Lago, eccoci all’arrivo. Sabato sera, ore 16.00 circa, in lontananza appare Kultuk, piccolo villaggio a sud, dove il Lago finisce e dove anche la nostra avventura sarebbe terminata. Appena due ore e saremmo arrivati.
Qui le emozioni iniziano a farsi sentire: di lì a poco avremmo toccato terra, felici di aver coronato questo sogno, ma anche tristi perché la nostra avventura stava volgendo al termine.
Così, per l’ultima volta, abbiamo dormito in tenda sulla terra ferma, accendendo un fuoco per scaldarci, ma anche per tenere lontani i cani randagi.
L’indomani mattina, Nadia è venuta a prenderci per riportarci a Irkutsk dove avremmo trascorso alcuni giorni di riposo prima del nostro rientro.
Arrivati all’hostel, essedo stati “fuori dal mondo” per alcuni giorni e riconnettendo i nostri cellulari, siamo stati travolti da mille messaggi di complimenti per la riuscita della nostra avventura, ma anche dai molti messaggi che ci portavano a conoscenza di quello che stava succedendo in Italia.
Vista la gravità della situazione, la nostra compagnia aerea ha annullato i nostri voli, quindi ci siamo trovati bloccati in Russia senza sapere che fare.
Tra mille pensieri e preoccupazioni, siamo riusciti a trovare un volo interno per Mosca, dove Federico ha deciso di fermarsi qualche altro giorno per motivi di lavoro. Io sarei rientrata sola.
Trovati i voli, rientrare è stata una seconda avventura. Da Mosca a Roma e da Roma per Milano Malpensa.
L’aver vissuto questa esperienza mi fa sentire davvero molto fortunata e privilegiata. Ho potuto provare sulla mia pelle l’emozione e la paura di vedere un lupo solitario a pochissima distanza, di vedere albe e tramonti indescrivibili che solo in tv avevo visto prima. Ho conosciuto delle persone davvero speciali che, pur vivendo con poco, mi hanno fatto sentire parte della famiglia, coccolata e protetta.
Sono rimasta stupita dalla capacità del mio corpo di adattarsi giorno per giorno a situazioni veramente difficili, come il freddo e la fatica.
Un po’ frastornata per l’avventura vissuta e un po’ per questa situazione particolare che ho trovato in Italia, non ho ancora metabolizzato bene l’esperienza. Spero che questo momento migliori al più presto per riabbracciare i miei genitori, sorelle, amici e poter festeggiare con loro.
Un abbraccio
Graziana