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THE BLACK BAIKAL RACE: Graziana Pè racconta la sua esperienza.

Graziana Pè, racconta la sua esperienza durante la gara sul lago Biakal, è un grande lago antico della regione montuosa russa della Siberia, a nord del confine con la Mongolia.
“Un’esperienza unica, che mi ha fatto crescere come persona e come atleta. The Black Baikal Race è stata un’avventura che porterò sempre nel cuore, un grande privilegio, cioè quello di camminare sul lago Baikal, terra di sciamani e di una bellezza da lasciare senza fiato.  Abituata alle gare competitive, qui mi sono trovata ad affrontare un viaggio vero e proprio cominciato con la preparazione, la ricerca dei materiali, lo studio di un territorio che sapevo non essere facile, un lungo percorso che mi ha permesso di imparare soprattutto dai miei limiti. 
The Black Baikal Race è partita Da Listvyanka venerdì 2 marzo alle 10  in direzione di Goloustny dove era situato il primo check point. Sessanta chilometri impegnativi per le condizioni climatiche e per tutti quei fattori per me nuovi come il traino della pulka che pesava 30 kg, le basse temperature che hanno raggiunto i -25 C, il vento forte e il terreno sconnesso, con dune di ghiaccio e pericolosi overflow. Nonostante queste prime difficoltà, ho concluso il percorso in buone condizioni. Dopo aver riposato qualche ora al checkpoint, sono quindi ripartita la mattina presto in direzione Buguldeyka con Ingrid Qualizza, Brian Bell, Tony Andràdes Chacon e Fabio Banfi. Questo secondo tratto, durato più di 20 ore e lungo circa 120 chilometri ha messo a dura prova le nostre forze per le condizioni del ghiaccio, che in alcuni tratti cedeva sotto i nostri piedi. Per cui è stato necessario procedere lentamente e ispezionando il terreno davanti con i bastoncini. La notte ha complicato le cose e a causa di problemi con il gps abbiamo perso l’orientamento e allungato ulteriormente il tragitto, tanto da essere stati costretti a farci recuperare a 6 km dal check point. 
L’organizzazione ci ha quindi informato che da quel punto il lago non era percorribile in condizioni di sicurezza e che saremmo potuti ripartire fuori gara solo sotto la nostra responsabilità. Ho quindi deciso di fermarmi, seppur con grande rammarico”. 
 
 
Cosa mi è restato della The Black Baikal Race?
La consapevolezza che in un’impresa come questa non si può sottovalutare nulla, la condivisione dei momenti belli e duri con un gruppo di amici e il desiderio di ripartire presto per un’altra avventura.
Concludo ringraziando Gialdini per avermi dato fiducia e soprattutto per avermi fornito materiali tecnici di alta qualità che sono stati all’altezza di ogni situazione. 
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